L’anno scorso si è registrata un’accelerazione della natalità delle imprese ( circa 30 mila in più ), con un saldo positivo tra aperture e chiusure dovuto alla forte frenata di queste ultime. Il tasso di crescita migliora al +0,51%. Sono i dati migliori dal 2010

MILANO – Il sistema delle imprese sembra aver ritrovato il passo della crescita e, nonostante una buona parte dell’anno trascorsa con l’affanno, alla fine del 2014 mette a segno un saldo positivo tra aperture e chiusure”. Lo rileva UnionCamere: il bilancio, di poco superiore alle 30mila unità, è pari a un tasso di crescita, +0,51%, più che doppio rispetto all’anno precedente (+0,21%). Per il presidente Ferruccio Dardanello “stavolta forse siamo davanti ad una reale opportunità di invertire la rotta”.

“I segnali che vengono dall’economia reale – aggiunge – indicano che, a differenza delle tante false partenze registrate in questi anni, stavolta forse siamo davanti ad una reale opportunità di invertire la rotta”. Il saldo 2014 tra natalità e mortalità delle imprese registrate presso le Camere di Commercio, secondo i dati comunicati da Unioncamere sulla base di Movimprese (la rilevazione di InfoCamere), – commenta l’associazione delle camere di commercio – “appare totalmente determinato dalla fortissima frenata delle cessazioni (340.261 le imprese che hanno chiuso i battenti, 31.541 unità in meno rispetto a quanto avvenuto nei dodici mesi precedenti). Il dato è il migliore dal 2010 e segnala una probabile inversione di tendenza nelle attese degli imprenditori oggi attivi, che intravvedono la possibilità di un effettivo rilancio delle attività nel corso del 2015”.

Al dato positivo dello stop nell’emorragia di imprese, indica ancora UnionCamere, “fa eco un segnale altrettanto importante dal lato delle aperture. Nei dodici mesi appena trascorsi, infatti, le nuove iniziative sono state 370.979, un risultato insperato benché inferiore a quello dell’anno precedente. Aldilà della conferma che, per chi si accinge a fare impresa, le incertezze del quadro economico non sono ancora del tutto superate, il dato sembra indicare l’urgenza di completare le riforme economiche (da quella del lavoro, al fisco, alla semplificazione) per facilitare l’avvio di nuove iniziative”.
Economia & Finanza, Repubblica.it, 02/02/2015